I TAPPETI ANATOLICI
I tappeti anatolici, non solo quelli propriamente turchi ma anche quelli dei Kurdi dell’Anatolia orientale o di altri gruppi etnici, sono in genere completamente in lana e sono annodati con il nodo ghiordes, o simmetrico, mentre le dimensioni variano dai rivestimenti di cuscini (yastik) ai grandi tappeti da sala. La produzione nomadica o di villaggio è caratterizzata da disegni semplici e da colori netti, spesso anche da un’annodatura più grossolana o da una tecnica di tessitura semplice (quali ad esempio i kilim).
La produzione delle manifatture urbane del XIX e XX secolo, invece, non segue queste regole: i tappeti di Hereke, Kayseri, Panderma, Sivas, Ladik, Konya ecc. presentano generalmente complicati disegni su modelli persiani, spesso sono tessuti, del tutto o in parte, con seta e sono annodati con nodo senneh o asimmetrico, come alcuni Hereke in seta. Un discorso a sé andrebbe fatto per i tappeti anatolici classici, annodati cioè prima della fine del XVIII secolo: questi si classificano in base al tipo di disegno (Holbein grande o piccolo) o dal nome dei famosi pittori che li hanno ritratti nei loro quadri (Bellini, Crivelli, Lotto…), alcuni prendono il nome dalla presunta città o zona di origine, come gli Ushak, mentre altri, come i Transilvania, devono il nome alla terra dove sono stati raccolti e conservati.
Una delle caratteristiche più comuni dei tappeti anatolici è l’utilizzo di colori morbidi, tra cui spicca il giallo. Anche i disegni costituiscono uno degli aspetti più interessanti e ricchi di fascino per i tappeti turchi e anatolici: esattamente come avviene nelle altre classi di tappeti, i disegni non sono importanti solo nell’estetica, ma rappresentano simboli di origine antica che esprimono concetti legati alla storia, alla religione e alla cultura del popolo.
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